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Gloria Capoani
Mi chiamo Gloria e mi piace disegnare, scrivere, incollare, essere cantastorie.
Alla realtà preferisco i fantasmi e alla verità preferisco le bugie.
La mia mamma si disperava perché da piccola lasciavo per tutta la casa i "bindoli" - scarti di carta ritagliata.
Oggi il mio lavoro mi ricorda un po' quei bindoli: va dove vuole, si smarrisce, si infila sotto gli armadi, riappare in posti nuovi dopo che me l'ero dimenticato, e una folata di brezza se lo può portare via.
Venerdì 27 ottobre 2022
«Gloria Capoani, all’epoca dell’intervista, condivideva lo studio con il giovane designer Chirstopher Niziolek in zona Romolo. Lo studio, ci racconta, è dello zio di Gloria e di lì a poco avrebbero dovuto lasciarlo e cercare una nuova soluzione.
Ci accoglie nel cortile dove affaccia lo studio con una merenda improvvisata cercando di azzeccare i nostri gusti, ci sediamo attorno ad un tavolino e iniziamo a chiacchierare.
Gloria, dopo il diploma in scultura all’Accademia di Brera, ha intrapreso il percorso di scenografa studiando all’Accademia Teatro la Scala. Ci racconta il suo rapporto con questo lavoro, all’inizio era molto diffidente ma poi si è appassionata e ha imparato a utilizzare molte tecniche e materiali. Descrive la scenografia come rassicurante perché si lavora su bozzetti già impostati e si ha sempre qualcosa a cui lavorare. Ma allo stesso tempo limitante, perché non c’è spazio per la creatività nella copia del bozzetto. Ci racconta del suo sogno di imparare il lavoro di bozzettista, per il quale bisogna avere diverse competenze tecniche. La attira l’idea di illustrare gli spettacoli; di inventare mondi ascoltando le musiche e gli spettacoli e dandone la lettura che si vuole. Il laboratorio è la sua comfort zone dove si diverte a lavorare con i materiali ma dove i bozzetti da rispettare rischiano di diventare il suo incubo perché incatenano la sua creatività.
Lo studio diventa per Gloria uno spazio dove esplorare la creatività, il solo fatto di avere un luogo pieno di attrezzi dove poter sviluppare le sue idee, stimola la sua immaginazione.
Prima di mostrarci il suo studio, ci trasporta nella sua pratica. Le sue opere nascono da intuizioni, ricordi d’infanzia, storie inventate. I suoi soggetti spesso sono animali, creature della natura, marionette o paesaggi d’infanzia.
La mente di Gloria si popola di creature e l’unico modo che ha per conoscerle fino in fondo è dargli forma attraverso il suo lavoro. Si definisce la persona “più imperfezionsita della storia” mentre ci racconta che quando ha un’idea si mette subito a sperimentare con i materiali senza progettare nulla per non perdere il momento di disvelamento e confronto con le sue idee. I difetti diventano parte dell’opera e del personaggio rappresentato che ha senso di esistere senza dover dipendere dalla sua creatrice.
Gli animali sono archetipici, spesso si concentra su un animale per un dato periodo durante il quale ne parla con diversi amici e dal dialogo ricava nuovi aneddoti e nuove conoscenze sull’animale in questione, ampliando la sua conoscenza sul tema.
L’opera di cui va più fiera è un coccodrillo di terracotta dalla lunghezza di 2 metri che ha realizzato nel suo paese natale, Castelleone, durante il periodo del Covid. Era un momento di stress e rabbia che Gloria ha sfogato nella realizzazione di questo coccodrillo che dopo tre giorni di “pazzia e grande sforzo” ha acquisito una sua aura e indipendenza rispetto all’artista.
Mentre chiacchieriamo del suo lavoro di scenografa e di quello di artista, arriva Christopher e ci spostiamo nello studio dove i due ci mostrano le diverse attrezzature:
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alcune stampanti 3D, con cui lavora molto Christopher per i sui progetti di design;
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un tornio;
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della terracotta per le opere di Gloria;
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dei pezzi di legno, scartati dallo zio, su cui Gloria dipinge;
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diversi attrezzi come martelli, cacciaviti, seghe, ecc.;
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una chitarra che è lì in attesa di essere riparata.
La chitarra è di Gloria che si diletta anche con la musica, ha un’armonica che porta sempre con sé e suona spesso ma le piace anche scrivere e cantare canzoni con la chitarra. Dice di non essere brava a cantare e suonare tanto che un giorno, infastidita dalla cosa, ha realizzato il Glorio a sei corde: “uno strumento di carta pesta a forma di pera che suona male come me”.
Prima di andare, Gloria ci regala una tavoletta di legno dipinta da lei. Regala molte delle sue opere agli amici e per il momento pensa sia giusto lasciarle andare così e spera un giorno di poterle radunare tutte, assieme alle persone a cui le ha regalate.»
Marta Chinellato