top of page

Elisa Schiavina

Mi interessa l'aspetto generativo della vita, intesa in senso microscopico e in senso macroscopico. Immagino di avere un'estensione al senso della vista che mi permetta una visione superingrandita, per poi fissare ciò che di questa realtà si mescola ad una mia personale realtà magica e fantastica. Nel mio lavoro voglio mettere in relazione grande e piccolo, infanzia e vita adulta, ponendomi domande sulle varie dinamiche che si formano con la crescita e lo sviluppo del soggetto, tra le quali le dinamiche di seduzione nell'uomo e predatoria nell'animale mi interessano particolarmente. Mi chiedo cosa ci sia di adulto nel bambino, e cosa permanga dell'infanzia nell'adulto. L'uso del colore è un importante veicolo, di cui mi servo mediante la pittura, la scultura con resine, ceramiche smaltate e stoffe, e l'installazione, in maniera da restituire una atmosfera acida, di sogno grottesco, di un'infanzia forzata che cede il passo alle malizie dell'adolescenza

IMG_5482.HEIC

Lunedì 3 luglio 2023

«Siamo nello studio di Elisa che divide con altri tre artisti nella periferia di Milano. Qui lo spazio da lei occupato è ben definito e distinguibile grazie al colore: al centro c’è un grande tavolo sormontato da tessuti, tubetti di colore e centrini imbevuti di varie vernici, sulle pareti dipinti dalle tonalità accese e caratterizzati da soggetti differenti, alle volte incomprensibili, altre riconoscibili ma spesso antropomorfi.

 

Elisa, di origini piemontesi, arriva a Milano con l’intenzione di confrontarsi con altri pittori, qui il suo sviluppo artistico si delinea e si raffronta anche con il suo impiego in ambito educativo e laboratoriale portato avanti in contesti pubblici e privati, mediante il quale, attraverso il confronto e l’osservazione di una fascia di età molto ampia, dai tre anni fino all’età adulta, prova a collegarsi ad un’impulsività più legata alla sfera infantile e adolescenziale. Ci racconta che in questo modo riesce a concedersi più libertà anche all’interno delle opere stesse, immedesimandosi con lo sguardo del bambino e perdendo così parte dei freni che si sviluppano con la crescita. Specifica che la sua pratica artistica nasce da una continua osservazione delle dinamiche naturali, le opere sono quindi un’estensione della sua vista, un’interpretazione del reale mediato dal suo sguardo acritico e indagatore.

 

Mi guardo intorno e sicuramente il colore è ciò che mi colpisce maggiormente, sia all’interno delle opere di Elisa che negli oggetti presenti nello studio. Le tonalità acide dei verdi e dei rosa sprigionano una luce accattivante a tratti disturbante. Ci spiega che l’utilizzo di questi colori proviene da diverse riflessioni e suggestioni che definiscono la sua pratica: prima tra tutte è la fascinazione per le neuro immagini, all’interno delle quali il colore viene sconvolto, successivamente si ispira alle tonalità che si possono incontrare attraverso l’osservazione di elementi al microscopio e, per finire, queste tonalità così accese diventano un’accurata rappresentazione della metropoli nella realtà odierna, sottoposta in continuazione a forti immagini, luci e grandi schermi.

 

Particolarmente suggestiva è la compresenza di una realtà razionale, e una ricerca quasi scientifica, ad una necessità di rinnovata spiritualità. Nelle opere, nonostante si possano scorgere diversi dettagli e soggetti che fanno riferimento a studi sull’umano -partendo dall’atomo e dagli organi fino ad arrivare alla psiche stessa- le modalità di esecuzione, ma anche gli stessi elementi, si mescolano e suggeriscono visioni molto più spirituali. Ci racconta che soprattutto le sculture diventano dei dispositivi e degli idoli, ma non solo, spesso nei suoi dipinti sono presenti gatti o rettili antropomorfi che, nella visione dell’artista, oltre a rappresentare un alter ego, sviluppano una riflessione sulla perdita di una tipologia di fede che fa riferimento al paganesimo.

L’artista ci racconta che attraverso un qualcosa di più elevato riesce a darsi risposte a domande dove la sua razionalità non arriva, domande quali: a cosa serve la bellezza? A cosa serviamo noi? Cosa fanno gli animali piccoli che nessuno guarda?

 

Elisa ama la poesia contemporanea, quella che spazia e che porta all’estremo la plasticità del linguaggio mediante l’esplorazione di tutte le sue potenzialità. Si avvicina al grande tavolo centrale e ci mostra quella che chiama “la sua Bibbia”, un libro di raccolte di poesie di Andrea Zanzotto. Il volume che ci mostra è ricco, grande e colmo, non solo di poesie, ma anche di disegni e illustrazioni che l’artista ha immaginato leggendo quelle frasi. Le chiediamo quale sia la sua preferita, così ci legge Gnessulògo, ascoltando questa poesia interpretata dalla voce piena di emozione di Elisa e circondate da elementi e suggestioni dello studio, ho avuto l’impressione che quei versi parlassero di quello stesso luogo e che l’artista ci accompagnasse all’interno della sua realtà e della sua poetica.»

 

Sandra Beccaro

IMG_5473.HEIC
IMG_5466.HEIC
IMG_5448.HEIC
photo1688641108.jpeg
IMG_20230315_082958_464.jpg
1667397817465.jpg
IMG_5457.HEIC
IMG_5453.HEIC
photo1688641108 (1).jpeg
IMG_5465.HEIC
IMG_20230322_104434_785.jpg
IMG_5471.HEIC
IMG_5448.HEIC
bottom of page